11 marzo 2002

 

Testimoni, Milosevic si oppone alla Corte

Slobodan Milosevic
Proseguono le deposizioni al Tribubale dell'Aja. Contro l'ipotesi di presentare alcune testimonianze in forma scritta, Milosevic si è opposto con durezza: "Non accetto testimonianze fantasma scritte da altri"


Ultimo aggiornamento: 11 marzo 2002, h21.11

Nella diciottesima udienza della Norimberga dei Balcani proseguono le deposizioni dei testimoni diretti delle violenze durante il regime serbo.

Il primo teste chiamato dall'accusa è stato Siqir Thic, contadino kosovaro di etnia turca, del villaggio Mamusha a Nord di Prizren, e il kosovaro di etnia albanese Hizbi Loku. A conclusione della giornata si è acceso un dibattito procedurale sulla possibilità di presentare alcune testimonianze in forma scritta per accelerare i tempi del procedimento, che ha suscitato la ferma opposizione di Slobodan Milosevic.

La testimonianza di Siqir Thic

Siqir Thic, un contadino 58enne di etnia turca ha raccontato che il 27 marzo del 1999 "l'esercito serbo è entrato nel villaggio [Mamusha] con i carri armati per occuparlo".
Stando alle affermazioni del testimone Mamusha "è un luogo molto tranquillo" in cui "non si sono mai verificati scontri".

"L'esercito serbo ha bruciato le case e ha ucciso sette persone", le milizie hanno poi radunato gli abitanti nel centro del villaggio. "Quando siamo andati nel centro di Mamusha - ha ricordato il teste - i soldati ci hanno detto: voi di Mamusha andate da una parte e i rifugiati da un'altra". "I soldati parlavano serbo" ed "erano armati", mentre "gli albanesi non avevano armi con sé, erano rifugiati, bambini, donne, anziani".
"Ci siamo divisi in due gruppi, eravamo spaventati cos'altro potevamo fare? A quel punto ci hanno detto: voi di Mamusha prendete tutte le macchine, gli autobus, camion, veicoli di ogni sorta, prendete i rifugiati e portateli via"

Quindi gli abitanti del suo villaggio hanno portato i profughi albanesi verso il confine con l'Albania. Il teste è stato quindi controinterrogato da Milosevic che gli ha chiesto se fosse a conoscenza della presenza di elementi legati all'Uck e ha poi chiesto chiarimenti riguardo ad una manifestazione a Prizren da parte dei cittadini di etnia turca contro i bombardamenti nato: "Siamo stati costretti ad andare all'adunata", ha spiegato il teste

Loku scoppia in lacrime

Il secondo testimone della giornata, il kosovaro 41enne di etnia albanese, Hizbi Loku ha raccontato in particolare delle notti tra l'11 e il 12 marzo e tra l'8 e il 9 marzo 1999.

Loku ha testimoniato delle violenze subite, di case bruciate, villaggi devastati, di fosse comuni. Il suo racconto è stato interrotto dai singhiozzi, però, quando ha iniziato a parlare del fratello ucciso dalle milizie serbe.
Il giudice May ha sospeso l'udienza per alcuni minuti, ma il testimone si è nuovamente commosso mentre ricordava le "atrocità" e le "grida inascoltabili".
"Noi sopravvissuti [all'attacco delle milizie serbe nel suo villaggio] abbiamo deciso di camminare tutta la notte e di oltrepassare il confine con la Macedonia, eravamo circa 15-16 persone, abbiamo attraversato il confine alle 6 di mattina del 25 marzo".

"Ogni cosa è stata bruciata e devastata", ha aggiunto.
"Eravamo felici dell'intervento Nato" - ha dichiarato il teste evidenziando che "se la Nato fosse intervenuta prima forse molte delle persone uccise sarebbero ancora vive"

Dibattito procedurale sulle testimonianze

Vista la mole del numero di testimoni chiamati dalla procura del TPI (oltre 300) e dalla difesa (Milosevic ne ha oggi annunciati "migliaia"), il presidente della Corte dell'Aja Richard May ha oggi avanzato l'ipotesi che alcune testimonianze vengano presentate in forma scritta per sveltire i tempi del processo.

"Questo tribunale mi ha accusato, e ha accusato il popolo serbo, delle peggiori nefandezze. È escluso che si possano presentare delle menzogne scritte". Questa la reazione di Slobodan Milosevic
"Un testimone che ha qualcosa da dire - ha aggiunto l'ex uomo forte di Belgrado - viene qui e la dice, non posso fare un controinterrogatorio ad un teste a cui è stata scritta la testimonianza" da "autori fantasma".

In questo modo - ha protestato l'imputato - "non posso esercitare il mio diritto alla difesa"

La questione dovrebbe essere esaminata dalla corte giudicante domani.

by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
Roma, 11 marzo 2002

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