14 marzo 2002

 

Oggi il primo testimone eccellente

Oggi all'Aja ha testimoniato l'ex leader liberaldemocratico britannico Lord 'Paddy' Asdown. È proseguita inoltre la contestazione del rapporto HRW sulle violazioni dei diritti umani in Kosovo da parte della difesa

Ultimo aggiornamento: 14 marzo 2002 h22.00 (CET)

Nella ventunesima udienza del processo a carico di Slobodan Milosevic per i crimini commessi in Bosnia, Croazia e Kosovo l'accusa ha chiamato a deporre il primo testimone 'eccellente', Lord 'Paddy' Ashdown, ex leader del Partito Liberal-democratico britannico e futuro Rappresentante Internazionale Onu in Bosnia Herzegovina.

In precedenza la difesa ha proseguito la contestazione della validità scientifica del rapporto di Patrick Ball, iniziata nella giornata di ieri

La deposizione di Lord Ashdown

Ashdown, 60 anni, aveva effettuato diverse missioni nei Balcani durante le guerre degli anni 1990 ed è stato nominato di recente a ricoprire il ruolo che è stato fino a quest'anno di Wolfgang Petritsch.

Lord Ashdown, che deve il soprannome al suo accento irlandese, ha raccontato delle sue missioni nella ex-Jugoslavia, degli incontri con l'ex presidente croato Franjo Tudjman, con Slobodan Milosevic, con "Ibrahim Rugova ed altri esponenti del governo albanese".

L'ex leader liberaldemocratico ha inoltre ricordato le testimonianze dei profughi kosovari di etnia albanese, ma anche quelle dei "profughi serbi", che ha incontrato "per avere una visione più chiara" e sfaccettata di quanto stava accadendo.

Il futuro rappresentante Onu in Bosnia ha chiarito inoltre di aver visto interi villaggi distrutti dalle milizie serbe e ha fornito un quadro dell'attività dell'Uck e dei rapporti tra l'Esercito di Liberazione del Kosovo e le autorità albanesi

La pulizia etnica

La deposizione di Lord Ashdown ha fatto luce su alcuni punti-chiave del processo. Nello specifico, l'ex leader liberaldemocratico britannico ha confermato quanto raccontato dai testimoni kosovari finora chiamati a deporre sulla questione della distruzione dei villaggi da parte delle milizie serbe, sulle minacce delle forze di polizia del governo di Belgrado sui kosovari di etnia albanese affinché lasciassero le loro abitazioni e sull'esistenza di forze paramilitari, o comunque "non regolari".

"Ho visto una cosa che mi ha sconvolto non poco, si vedeva un intera vallata in cui tutti i villaggi erano stati bruciati dati alle fiamme"
"Le case - ha ricordato - erano state sistematicamente bruciate, c'era un deposito di semi di grano che era stato allagato e distrutto, ogni cosa nei villaggi era stato distrutto".
"Alcuni villaggi, secondo la mia opinione e quella delle persone che erano con me – ha aggiunto - non erano stati distrutti solo da carri armati ma anche da razzi"

"Quasi tutte le testimonianze [dei profughi al confine con l'Albania] erano simili, quasi tutti raccontavano che le milizie serbe avevano detto loro di andare via altrimenti sarebbero stati uccisi, quasi tutti erano andati via di notte, nel Kosovo, dicevano, c'erano sparatorie continue"
"Ho parlato con 40-50 rifugiati e, stando ai loro racconti erano arrivati delle montagne", "erano uomini, donne, bambini, anziani, molti erano stati feriti da proiettili, granate, mine, e quant'altro".
"Ho incontrato – ha raccontato Ashdown - anche dei rifugiati serbi dalla Krajna e volevo vedere in che condizioni fossero", "loro erano stati attaccati dall'Uck"

L'Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck)

Il futuro rappresentante Onu in Bosnia ha confermato una forte presenza e una ben organizzata attività dell'Uck nella regione, chiarendo inoltre che alla frontiera con l'Albania i carichi di armi destinati all'Esercito di Liberazione del Kosovo, passavano con una certa facilità. Ashdown ha parlato anche di violenti scontri tra Uck e milizie serbe e dell'uccisione di militari e agenti di polizia serbi.

"Non ero in grado di stabilire il tipo di attività del'Uck". "C'era un gran traffico di armi al confine e la sensazione era che l'Uck fosse un'organizzazione molto ben strutturata ed efficiente"

"Le armi erano portate suppongo da organizzazioni criminali dall'Albania verso il Kosovo e dovevano essere dirette all'Uck".
"Sono giunto alla conclusione – ha chiarito Ashdown - che l'Uck fosse molto organizzato, che fosse abbastanza visibile e fosse supportata" dalle autorità di Tirana.
"Alcuni poliziotti serbi – ha proseguito - erano stati uccisi, presumibilmente dall'Uck in conseguenza di azioni militari", intorno al luogo delle esecuzioni sono stati rinvenuti "dei bossoli" di fabbricazione "cinese", di "kalashnikov, le armi maggiormente usate dall'Uck"

Ashdown concluderà la sua testimonianza domani mattina fino all'ora di pranzo, in modo che la difesa potrà controinterrogarlo nel pomeriggio.

Il rapporto HRW

La difesa ha oggi proseguito l'analisi delle ricerche effettuate da Patrick Ball Policy or Panic? per la American Association for the Advancement of Science ed utilizzate nei rapporti sulle violazioni dei diritti umani in Kosovo da Human Rights Watch.

Le ricerche hanno portato alla conclusione che i flussi di profughi non sono stati causati dai bombardamenti Nato, né dalla guerra in corso, né dalle attività dell'Uck nella regione, ma sono da attribuirsi alle azioni delle milizie serbe
La copertina di Policy or Panic?
La difesa ha cercato di dimostrare la non fondatezza delle conclusioni, entrando nel merito di vari punti dello studio. In particolare è stato criticato il metodo di analisi dei dati, secondo la difesa non sufficientemente obiettivo.
Se fosse accreditata l'ipotesi evidenziata dalla ricerca, infatti, verrebbe avvalorata l'ipotesi di una "pulizia etnica" architettata, pianificata e messa in atto dalle forze militari del governo di Belgrado nei confronti di civili kosovari di etnia albanese, in concomitanza peraltro con l'attacco Nato.

Uno dei punti fondamentali su cui si stanno scontrando da settimane accusa e difesa

by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
Roma, 14 marzo 2002

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