16 maggio 2002

 

Milosevic, non ho mai incontrato Tanic. Il ruolo del Vaticano nei Balcani

Prosegue oggi il controinterrogatorio di Ratomir Tanic. Tra le altre cose, comincia ad emergere il ruolo della diplomazia vaticana nel conflitto balcanico

L'Aja, 16 maggio 2002 - È proseguito il controinterrogatorio della difesa del testimone dell'accusa Ratomir Tanic, che nei giorni scorsi ha delineato un quadro delle relazioni interne al governo di Belgrado e ha accusato Milosevic di aver pianificato la pulizia etnica in Kosovo.
Milosevic ha inoltre chiesto al teste dell'acccusa di chiarire le affermazioni su don Vincenzo Paglia, della Comunità di Sant'Egidio

Milosevic cerca di screditare il teste

Oggi la difesa ha proseguito nella linea scelta dall'inizio della deposizione, cercando di screditare il testimone. Milosevic ha affermato che il teste dell'accusa non era coinvolto in prima persona nelle decisioni del governo e quindi le informazioni di cui dispone sono parziali, indirette e imprecise, oltreché manovrate dai servizi segreti britannici.

All'inizio dell'udienza l'imputato, che si difende da solo in quanto non riconosce la legittimità della Corte che lo sta giudicando, è tornato sulla questione della pulizia etnica in Kosovo.

Durante l'interrogatorio dell'accusa, il 14 maggio scorso, Tanic ha affermato di aver sentito l'ex presidente yugoslavo asserire che non avrebbe mai riconosciuto l'autonomia al Kosovo e che avrebbe dimostrato che nella regione non c'era più del 10% degli albanesi, di fatto 'ripulendo' il Kosovo dal 70% della popolazione.

Parola contro parola

"Non ho mai incontrato il signor Tanic", ha affermato Slobodan Milosevic, aggiungendo che il teste non può quindi ricordare nulla del genere.
"Non sto parlando - ha aggiunto l'imputato - di conversazioni tra noi due, perché noi due non ci siamo mai incontrati e io non ho mai discusso questioni di alcuna rilevanza con lei".

"Non è vero - ha risposto Tanic al giudice May - che non abbiamo mai parlato, e posso portare decine di testimoni a riprova del fatto che ci siamo incontrati varie volte. Per quanto riguarda la conversazione specifica in cui Milosevic ha detto che avrebbe dimostrato che in Kosovo c'era solo un milione di albanesi, non posso invece portare decine di testimoni, ma ha avuto luogo"

Milosevic: don Vincenzo Paglia è un onest'uomo


Oggi la difesa è tornata insistemente sulla questione relativa al ruolo di don Vincenzo Paglia, il mediatore della Comunità di Sant'Egidio coinvolto nelle trattative, soprattutto per quanto riguarda l'accordo sull'educazione tra Rugova e Milosevic del 1996. Il cosiddetto 'accordo di Sant'Egidio', è stato accuratamente preparato in segreto e poi è stato firmato separatamente da Rugova a Pristina e da Milosevic a Belgrado.

Botta e risposta

"Lei ha preso parte alla preparazione dell'accordo insieme a Vincenzo Paglia prima che io e Rugova lo vedessimo?", ha chiesto la Milosevic. "E' stata una sua volontà tenere le parti [serba e kosovara] separate", ha risposto Tanic rivolgendosi direttamente all'uomo di Belgrato. Tanic ha poi specificato di non aver "detto che monsignor Paglia ha seguito le mie indicazioni, ma insieme al presidente del mio partito Mihajlovic lo ha preparato in segreto".

"Quindi vuol dire che lei ha preparato il terreno insieme a monsignor Paglia per l'accordo sull'educazione", ha incalzato Milosevic. "Sì, comunque - ha risposto Tanic - don Vincenzo Paglia ha tenuto segreto il contenuto dell'accordo, prima che fosse siglato, non la preparazione dell'accordo".

L'accordo è stato preparato nei Balcani, poi concluso a Roma, per essere quindi firmato nella ex-Yugoslavia.

"Don Vincenzo Paglia è un uomo onesto, non sarà difficile controllare", ha concluso Milosevic lasciando intendere che probabilmente chiamerà l'attuale vescovo della diocesi di Terni, Narni e Amelia a testimoniare per la sua difesa.

Emerge il ruologo del Vaticano nei Balcani

La figura di don Paglia, mette quindi in luce alcuni aspetti piuttosto interessanti sui meccanismi della diplomazia internazionale e soprattutto sulla costante, sotterranea e potente azione diplomatica vaticana.

Il vescovo della diocesi di Terni, Narni e Amelia (allora non era acora un porporato ma lo è diventato in poco tempo ) era un personaggio apparentemente marginale all'interno dell'Organizzazione Non Governativa (ONG) Comunità di Sant'Egidio.

In quanto appartenente ad una ONG ha potuto prendere parte alla stesura dell'accordo tra Rugova e Milosevic, e alla preparazione di altri negoziati, ma sempre con la funzione formale di appartenente ad una organizzazione per la difesa dei diritti umani, non legata ad alcuno stato né ad alcuna diplomazia ufficiale.

Tanic ha però affermato che "don Vincenzo Paglia era il portavoce di papa Giovanni Paolo II". Questo significa che aveva dei 'poteri di contrattazione' decisamente superiori a quelli dichiarati in quanto appartenente ad una ONG, essendo non ufficialmente, ma ufficiosamente - stando a quanto hanno dichiarato in aula Ratomir Tanic e Slobodan Milosevic tra le righe del loro serrato confronto - considerato un ambasciatore dello Stato pontificio della Chiesa di Roma.

by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 16 maggio 2002

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