06 giugno 2002

 

Milosevic controinterroga comandante Uck. Prime testimonianze su Bela Crkva

Milosevic controinterroga Shukri Buje. Prima testimonianza sul massacro di Bela Crvka

L'Aja, 6 giugno 2002 - Slobodan Milosevic ha conconcluso oggi il controinterrogatorio di Shukri Buje, comandante dell'Uck a Racak, continuando a cercare di dimostrare che gli eventi del 15 gennaio 1999 sono da considerarsi una regolare operazione antiterrorismo e che Uck e KVM hanno inscenato il massacro per motivi propagandistici.
Isuf Zhuniqi ha invece raccontato il massacro di Bela Crkva nella municipalità di Orahovac il 25 marzo del 1999

Il controinterrogatorio di Shukri Buje

Shukri Buje ha affermato che nei giorni precedenti all'attacco i miliziani dell'Uck erano stati "messi in stato di massima allerta perché - ha spiegato - vi erano stati dei movimenti sospetti delle truppe serbe" nelle coline circostanti il villaggio.

Slobodan Milosevic, dopo aver cercato invano di dimostrare che Racak era un 'covo di terroristi', ha sostenuto che l'incidente è stato provocato dall'Esercito di Liberazione del Kosovo così da stimolare una reazione da parte della comunità internazionale contro il governo di Belgrado. Secondo quanto continua ad affermare la difesa, infatti, il massacro di Racak è la dimostrazione che la missione di controllo dell'OSCE in Kosovo è stata solo una copertura per la ricerca di pretesti per attaccare uno stato sovrano.

"Lei ha detto che le forze serbe hanno aperto il fuoco - ha affermato Milosevic lasciando intendere che è stato l'Uck a violare il cessate il fuoco - Poi lei si contraddice nella sua stessa deposizione quando afferma che i miliziani dell'Uck hanno sparato dei colpi di avvertimento ma nello stesso tempo hanno risposto al fuoco serbo. Delle due l'una, qual è la versione corretta?". L'ex uomo forte di Belgrado ha quindi incalzato: "Nella deposizione resa alla Procura lei sostiene che i serbi si stavano avvicinando alla cittadina senza far un singolo rumore e che i suoi uomini hanno constatato che stava succedendo qualcosa di strano e hanno quindi iniziato a lanciare una prima raffica di spari. Quindi Mr Nice le ha chiesto chi ha sparato per primo e lei ha risposto che sono stati i serbi e questo non è vero perché siete stati voi i primi a sparare. Questo è quanto emerge dalla sua deposizione, non è così?"
"Non è corretto - ha risposto il teste - Posso spiegarlo meglio se volete. L'operazione dei serbi è iniziata molto prima che fossero uditi gli spari e il posizionamento delle forze serbe dietro i nostri fortini, dietro le nostre posizioni, è stato prima che si aprisse il fuoco. Tra le 6 e le 7 della mattina del 15 le forze serbe che erano posizionate dietro le nostre postazioni hanno iniziato a sparare e a provocare il fuoco dalle postazioni, che hanno risposto dopo le provocazioni serbe. I nostri soldati si sono ritirati".
"Lei ha detto - ha insistito Milosevic - che il tipo di spari erano un segnale di avvertimento, un allarme, per i miliziani che erano a Racak. Ora dice che si è trattato di una risposta al fuoco serbo. Cosa è stato?"
"Il teste ha spiegato - ha chiarito il giudice May interrompendo l'imputato - che i serbi hanno inziato a sparare, hano risposto al fuoco e hanno lanciato l'allarme. Ora, cosa sta cercando di dimostrare?".
"Quello che l'imputato sta cercando di dire - ha risposto il teste - è che noi abbiamo iniziato l'attacco e così non è stato. Dopo vi sono stati degli scontri, ma comunque vorrei ricordare che a Racak sono stati uccisi 41 civili e 9 soldati dell'Uck".
"Nel rapporto della polizia serba presentato in aula dalla Procura si dice che '60 terroristi sono stati liquidati'. Nel rapporto si dice che il 15 gennaio nessun civile è stato ucciso. Questo è un rapporto ufficiale, quello che arrivava nella catena di comando. C'erano ordini precisi per non uccidere civili". Così Milosevic che ha provato inoltre a sostenere di non essere informato dell'uccisione di civili da parte delle forze armate sotto il suo comando.
"In primo luogo - ha risposto il comandante dell'Uck - le vittime non sono 60 ma circa 50. Se consideriamo i 9 soldati dell'Uck uccisi e i civili massacrati è evidente che la polizia serba considera qualunque albanese un terrorista".

Inoltre - ha evidenziato Buje - "ci sono anche rapporti dell'OSCE in cui si dice chiaramente che la maggioranza delle vittime erano civili, eccetto per i 9 miliziani dell'Uck della base di Racak", quindi l'imputato non poteva non essere informato di quanto accaduto.
"Questo rapporto dell'OSCE è una fabbricazione" per la propaganda preparatoria all'attacco NATO.

Questo il commento di Slobodan Milosevic che continua ad accusare tutte le istituzioni internazionali di aver costruito una propaganda contro di lui nel momento in cui non è stato più utile ai giochi di potere nello scacchiere internazionale.

La visita di Walker a Racak

La prossima settimana l'Ambasciatore Walker, capo della KVM, deporrà in aula e Milosevic sta già cominciando a raccogliere elementi dai testimoni presentati in aula in questi giorni.

Nel controinterrogatorio di Buje, l'ex dittatore yugoslavo ha chiesto al comandante dell'Uck quando l'ambasciatore si è recato sul posto e se è sato o meno accompagnato da miliziani dell'Esercito di Liberazione del Kosovo.

"Sono arrivato a Racak - ha raqccontato il teste dell'accusa - dopo l'arrivo di Walker e quella è stata la prima volta che ho incontrato William Walker. Ci siamo incontrati vicino alla moschea per alcuni minuti e poi lui ha continuato a verificare per suo conto. Quando ha finito il suo giro di controllo ci siamo incontrati di nuovo e abbiamo fissato un appuntamento nelle ore successive per parlare"
"Nel video si vede chiaramente che Walker è accompagnato da miliziani dell'Uck" - ha evidenziato Milosevic, cercando di dimostrare il complotto ordito da OSCE e NATO in collaborazione con l'Uck

La pulizia etnica

Nel riesame dell'accusa il teste ha spiegato che modalità analoghe a quelle dell'attacco a Racak sono state utilizzate in altre località e questo fa emergere un disegno o comunque una non casualità dell'evento.
Il massacro di Racak si inserisce, secondo quanto avanzato dall'accusa, in un quadro di distruzione sistematica di villaggi e di feroci attacchi nei confronti di obiettivi civili da parte di esercito, forze armate e forze speciali serbe. Questa serie di 'incidenti' evidenziano, secondo il comandante dell'Uck e la Procura, un disegno per la pulizia etnica del Kosovo.

Il massacro di Bela Crvka


Isuf Zhuniqi è stato un testimone oculare del massacro di Bela Crvka, nella municipalità di Orahovac. Come provato da numerose testimonianze, nei giorni successivi all'inizio dei bombardamenti NATO, le milizie serbe hanno sistematicamente distrutto villaggi, ucciso civili, bruciato case, distrutto documenti di identità, e così via.

Il 25 marzo 1999, meno di 24 dopo l'inizio dei bombardamenti, le milizie serbe sono entrate nel villaggio di Bela Crvka, costringendo centinaia di civili a trovare rifugio sulle rive del fiume sotto un ponte ferroviario nei pressi della cittadina. Le milizie serbe hanno però scoperto il rifugio dei civili e hanno ucciso una dozzina di persone tra cui 10 donne e bambini.
A Bela Crvka sono state uccise un centinaio di persone

"L'incidente è occorso durante la guerra, no? - ha chiesto Milosevic - quindi non è più probabile che questo gruppo di civili sia stato ucciso da una bomba che cercava di colpire il ponte ferroviario?"
"Una bomba? Non è vero - ha risposto il testimone - sono stati uccisi dai poliziotti serbi che ho visto sparare con i miei stessi occhi contro i civili"


by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 6 giugno 2002

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