23 luglio 2002

 

TPI: Il caso del camion frigorifero pieno di cadaveri ritrovato nel Danubio


Le deposizioni di Dragan Karleusa e di Bosko Radojkovic fanno luce sul mistero del camion frigorifero con 86 cadaveri trovato nel Danubio. In Bosnia è stata trovata un'altra fossa comune, nei pressi di Srebrenica


L'Aja, 23 luglio 2002 - Si è concluso oggi il controinterrogatorio di Dragan Karleusa, che ha parlato del caso del camion frigorifero pieno di cadaveri trovato nel Danubio. Milosevic ha cercato di screditare la deposizione, asserendo che le indagini sono state condotte in modo non obiettivo, ma ha poi deposto Bosko Radojkovic, esperto criminale coinvolto nelle indagini, che ha chiarito di aver visto e trasportato fuori dal veicolo oltre 80 corpi di persone in abiti civili

Il controinterrogatorio di Karleusa

Dragan Karleusa, ex ufficiale del MUP, ha chiarito oggi il modo in cui sono state condotte le indagini sull'incidente del camion frigorifero pieno di cadaveri che ha fatto scoprire fosse comuni in territorio serbo in cui erano stati accumulati corpi di kosovari di etnia albanese uccisi in Kosovo.
La difesa ha sollevato dubbi sul metodo in cui sono state condotte le indagini al tempo e in particolare sui criteri di selezione delle testimonianze rese sul caso per stabilire l'identità delle vittime, il numero e il luogo di origine.

"In base a cosa ha avuto l'impressione che si trattasse di cadaveri provenienti dal Kosovo?", ha chiesto Milosevic.
"Non si è trattato di un'impressione" - ha risposto il teste, specificando che "i documenti di identità trovati sui corpi erano di kosovari di etnia albanese provenienti per la maggior parte da Suva Reka".

Karleusa ha spiegato in più occasioni di aver testimoniato in seguito ad un'ingiunzione della Procura Onu e che non avrebbe deposto di sua sponte se non vi fosse stato costretto.

"Si è trattato di un'indagine condotta per scopi politici per permettere la mia estradizione?", ha chiesto Milosevic. "No - ha risposto il teste - non mi risulta che vi sia stata alcuna decisione politica, né tantomeno alcuna indagine politica".

La deposizione di Bosko Radojkovic

Ha quindi deposto l'esperto criminale Bosko Radojkovic, che ha preso parte alle indagini sul camion frigorifero trovato nel Danubio. Bosko Radojkovic ha fornito spiegazioni su alcune fotografie mostrate in aula, tra cui una in cui si vede il camion e una gamba umana che fuoriesce dal portellone posteriore del veicolo.

Il teste ha raccontato di essersi rivolto alle autorità competenti nel momento in cui si è accorto che il camion conteneva corpi umani. Bosko Radojkovic ha raccontato di aver aperto il potellone posteriore di fronte al giudice e al procuratore e di aver "visto molti cadaveri, ho quindi informato il giudice - ha raccontato il teste - che era vicino a me. Il giudice mi ha chiesto: 'quanti sono?' e io ho risposto 'molti'. Ho quindi chiesto se volesse guardare lui stesso e mi ha detto che non ce n'era bisogno". Altri suoi colleghi hanno visto i cadaveri quando l'esperto ha aperto il portellone.

La polizia ha quindi rimosso i cadaveri dal camion per due giorni e due notti e ne sono stati trovati "circa 83 interi, se così si può dire, più altre tre teste umane e altre parti di corpi umani", ha specificato Bosko Radojkovic.
I cadaveri erano "in abiti normali, jeans, pantaloni e vi erano anche alcuni bambini. Un ragazzo tra i 17 e i 21 anni in jeans - ha aggiunto - aveva una visibile ferita da arma da fuoco in pieno petto".
Tutti i corpi riportavano ferite e contusioni provocate da "oggetti meccanici pesanti" e probabilmente la morte era da "far risalire a due, tre giorni prima del ritrovamento del camion nel Danubio", ha affermato Radojkovic.

In base alla ricostruzione degli investigatori, quindi, le vittime erano civili, probabilmente kosovari di etnia albanese e venivano portati verso delle fosse comuni in territorio serbo.

Karleusa ha chiarito che vi erano ordini di Milosevic affinché il Kosovo venisse ripulito da ogni traccia dei massacri e che tutti gli indizi che potessero servire alla Procura Onu dovevano 'sparire', mentre Radojkovic ha confermato il trasporto di cadaveri dal Kosovo in territorio serbo.

Milosevic invece prosegue nella linea della responsabilità di gruppi isolati di criminali e nella dimostrazione di un 'complotto' ordito contro di lui dalle potenze occidentali. Secondo la difesa infatti il camion frigorifero è da collegarsi ad un'organizzazione criminale che trafficava in corpi umani e le indagini sono state condotte con un fine politico per fornire un pretesto al TPIY per il suo arresto.

Una fossa comune vicino Srebrenica

Sette anni fa a Srebrenica, in Bosnia, sono stati massacrati circa 8.000 uomini e ragazzi musulmani dalle milizie di Radovan Karadzic e Ratko Mladic, ancora latitanti. L'area era stata dichiarata 'porto sicuro' dalle forze ONU ma il contingente olandese non ha protetto come previsto la zona. Quest'anno sono emerse le responsabilità olandesi che hanno portato alla caduta del secondo governo di Wim Kok

Lunedì è stata trovata un'altra fossa comune nei pressi del luogo di quello che è stato definito il più grande massacro europeo dopo la II Guerra Mondiale. Sono stati rinvenuti i resti di circa 100 corpi a Kamenica, a circa 45 km da Sarajevo, e gli investigatori ritengono che si tratti di vittime del massacro di Srebrenica, trasportati nella zona seguendo una pratica utilizzata anche in Kosovo, stando a quanto sta dimostrando la Procura ONU.
Ad oggi sono stati rinvenuti i resti di oltre 6.000 vittime, ma è stato possibile identificarne solamente 300.


by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 23 luglio 2002

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